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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 124
di Mimmo Carratelli
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Comincia bene il 1997, Diego. Il processo sulla droga contro Coppola si risolve in una bolla di sapone. Guillermo viene scarcerato dopo 97 giorni e assolto per insufficienza di prove. Molti testimoni hanno ritrattato e il giudice Bernasconi finisce sotto inchiesta per associazione a delinquere con i tre poliziotti incaricati di indagare sul giro notturno della droga e della prostituzione. Gli avvocati hanno fatto un buon lavoro e c’era, sotto, la montatura politica che hai denunciato. Guillermo Coppola viene accusato di semplice possesso di droga a uso personale. Rimangono le ombre della vita a Buenos Aires, ma il peggio è scongiurato.
La liberazione di Coppola ti sottrae a tre mesi di avvilimento e depressione. Sembri un altro, Dieguito, improvvisamente. Il legame con Guillermo è forte. E’ il tuo angelo protettore, come ha detto lo psicologo Josè Alberto Freda, e vuoi averlo al tuo fianco. Noi abbiamo i nostri dubbi su Guillermo, non ci è mai piaciuto. Avrà risolto i tuoi problemi economici, ma la sua vita è discutibile e la droga è il suo vizio irrimediabile. Non è la persona giusta per la tua guarigione.
Però è Guillermo che ti restituisce a una vita più attiva. Il vostro incontro è quello di due amici indissolubili. Baci e abbracci, immortalati dai fotografi che non ti mollano mai. Dopo giorni che non si sapeva più nulla di te, eccoti uscire dalla casa di Villa Devoto a bordo della fiammante Porsche bordò con Coppola al fianco per raggiungere il parrucchiere di Guillermo. Le foto ti ritraggono in bermuda, camicia viola a pois gialli, occhialoni neri. Dal parrucchiere ti fai tingere i capelli di viola e di azzurro con tocchi dorati.
Vuoi tornare a giocare. In tv dichiari: “Ho il Boca nel cuore, ma non torno per questo straccivendolo del presidente Mauricio Macri”. Il dissidio continua e sei sempre aggressivo. Il contratto di dieci milioni di dollari ti lega al Boca per undici partite, ma ne hai giocato solo tre. Devi tornare in campo. Il tuo cartellino è di proprietà del miliardario Eduardo Eurnekian di origini armene, presidente della Multimedios America e del network “Torneos y Competencia”. Non vuole perdere l’investimento che ha fatto su di te.
Anche Coppola ti spinge a tornare in campo. E’ là che puoi dare la risposta adeguata a chi ti accusa di non esserti liberato dalla droga. Ti affidi nuovamente a Daniel Cerrini, il fisioculturista che ti preparò per i Mondiali americani del 1994. Forza, Diego!
Ma una notizia ci allarma. Durante un viaggio in Cile, appari in televisione per una intervista. Sudi abbondantemente sotto la luce dei riflettori, fai fatica a rispondere e, d’un tratto, ti lasci andare, svenuto, davanti alle telecamere. Le immagini sono crudeli. Devono portarti fuori dallo studio televisivo su una sedia a rotelle. Gli allenamenti e la droga che non ti abbandona hanno messo a dura prova il tuo fisico. E’ il 7 aprile 1997. Ce la farai a tornare a giocare?
Due settimane dopo, firmi un nuovo contratto col Boca Juniors: 50mila dollari a partita fino alla fine dell’anno. E’ il tuo sesto ritorno in campo e non giochi da otto mesi dopo quell’ultima partita contro l’Estudiantes. Ti mostri pieno di speranza: “Voglio vincere il campionato e giocare i Mondiali del 1998. Spero che questa sia la volta buona e il migliore dei miei ritorni”.
In campo appari il 27 aprile a Barcellona per una partita del Sindacato mondiale dei calciatori. E’ un match Europa-Resto del Mondo. Nella squadra europea giocano Vialli e Mancini, Cantona, Blanc, Koeman, da allenatori in panchina Cruijff e Just Fontaine, il francese capocannoniere del Mondiale 1958 in Svezia. Di Stefano e Socrates sono gli allenatori del Resto del Mondo che schiera: Navarro Montoya (Higuita); Branco, Triki, Del Solar, Ruggeri; Basualdo, Mafla, Dilas, Maradona; Widmar (Kanu), Elber. La Fifa voleva impedire la partita.
Giochi un’ora, sostituito da Witt al 14’ del secondo tempo. Regali scintille della tua classe infinita, ma la corsa ti affatica. Pennelli da fermo i tuoi celebri passaggi di delizia e ne sbagli molti. Vince il Resto del Mondo 4-3 con i gol di Del Solar, Mafla, Branco e Kanu, fratello del giocatore interista. Nella squadra europea brilla Roberto Mancini, autore di due reti. Non c’è molto pubblico, ma i diritti televisivi, per la tua presenza, fruttano un buon introito.
A Barcellona ti fai delle gran dormite e Socrates se ne lamenta: “Invece di dormire dovrebbe fare qualche sforzo per la nostra organizzazione, Diego è il presidente del Sindacato”.
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