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Cronaca
Informatica questa sconosciuta
Giustizia in crisi - Quarta puntata
di Fabrizio Cattaneo
Anche dal punto di vista delle attrezzature, la giustizia a Napoli è ferma al secolo scorso. Mentre una legge entrata recentemente in vigore, consente alle cancellerie di effettuare le notifiche a mezzo fax o e-mail, si scopre che nelle 12 sezioni civili l’uso della mail è del tutto sconosciuto, e non tutte le cancellerie sono fornite di fax.

Pandette e registri sono sempre di uso corrente e si ha la strana impressione che quel poco di informatica introdotta a gran fatica, non faccia altro che intralciare piuttosto che aiutare il lavoro delle cancellerie e degli avvocati.
Cominciamo dal ruolo per esempio.
Per carità di Dio, tralasciamo quel che succede dal Giudice di Pace, dove fra la iscrizione a ruolo di una causa e la possibilità di conoscere a quale giudice sia stata assegnata passano almeno 30 gg. (se tutto va bene), e almeno un'ora in fila quando l’unico p.c. funziona, ed esaminiamo l’ufficio del ruolo in Tribunale.

Apparentemente l’inizio sembra buono, una nota cartacea predisposta per la lettura elettronica sembrerebbe dover aiutare il lavoro di impiegati ed avvocati.
In realtà il supporto cartaceo, complesso e di difficile compilazione, contiene una serie di informazioni alquanto inutili, il lavoro di inserimento dei dati nel computer viene eseguito a mano e non con scanner e tale operazione assorbe la maggior parte del personale per cui allo sportello si creano file e confusione.

Basta una inversione di lettera, un punto o un trattino omesso nell’inserimento e comincia un blocco che si ripercuote sul lavoro di decine di avvocati in fila.
Eppure se il dato fosse su supporto elettronico, gli avvocati non dovrebbero assolutamente recarsi a far ore di fila per cercare l’assegnazione, ma potrebbero trovarla via internet dal p.c. di studio.

D’altra parte è possibile fare ricerche al catasto, all’ipoteca, richiedere certificati della camera di commercio e perfino certificati al Comune di Napoli, senza recarsi sul posto ma dal p.c. di studio.

Motori di ricerca consentono di individuare dati e documenti fra milioni di altri, ed invece no, in Tribunale vanno digitate le parti, gli avvocati, ed altre informazioni, prima di riuscire a capire a quale sezione sia stata assegnata la causa.

Assolutamente pazzesca poi è la situazione dell’ufficio copie.
Anche qui tralasciamo quello del Giudice di Pace che è il caos assoluto, e solo la buona volontà degli avvocati ed impiegati ha impedito il tracollo generale, e vediamo quel che succede in Tribunale.
La maggior parte dei Giudici del Tribunale ormai usa il computer per scrivere la sentenza, ma strano a dirsi il supporto magnetico è sconosciuto al tribunale per cui tutto è basato su supporto cartaceo.
E così all’ufficio copie, alcune centinaia di scatoloni, contengono diverse migliaia di sentenze e decreti ingiuntivi.

Alcune stigliature in metallo contengono questi scatoloni, e con gran rischio della incolumità personale, in questa baraonda di carte, si avventurano vari impiegati.
Chi ha bisogno della copia di una sentenza deve recarsi in un altro ufficio e con una differenza di oltre un mese fra la data di pubblicazione e quella di annotazione, ottiene il numero di sentenza dopo aver consultato un supporto cartaceo formato dalla stampa di una videata computerizzata.
Ci si trasferisce poi nella baraonda dell’ufficio copie e si compila un modellino di carta, dopo una fila che dura mediamente mezz’ora, lo si consegna all’impiegato il quale parte alla ricerca della sentenza.
Se è arrivata dall’ufficio cronologico (l’ufficio di cui si parlava prima), se è al suo posto, se nessun altro ha richiesto la copia, il buon impiegato la preleva dallo scatolone e la passa ad un altro sportello dove dopo un po’ di fila si chiedono le copie ad un altro addetto.

Quest’ultimo compila un bollettario in doppia copia, ritira le marche (il pagamento del servizio) e rilascia la ricevuta, la sentenza viene poi passata per “la lavorazione” ad altri impiegati che materialmente fanno le fotocopie di centinaia di sentenze ed altri atti al giorno.
Poi se tutto va bene dopo un mese o poco più, si ritorna con la ricevuta e dopo un’ora di fila si può finalmente ritirare la copia della sentenza.
In pratica dal momento in cui il Giudice ha depositato la sentenza in cancelleria a quando finalmente l’avvocato ottiene la copia per poterla esaminare o notificare passano almeno quattro mesi.
Non sembrano molti, ma se si considera che per arrivare a quella sentenza sono passati, per le cause più semplici e se tutto è andato velocemente, almeno 4 anni, si capisce a che basso livello sia giunta l’amministrazione della giustizia.

Come siano stati impiegati quei 5 anni lo racconteremo un’altra volta.
Una piccola considerazione poi sulla “cattiveria” ed accanimento dello stato contro i suoi “sudditi” e la sua assoluta incapacità di rispettare le stesse leggi che impone.

Gli studi professionali, legali, notarili e dei commercialisti sono stati obbligati a sottostare alla legge sulla privacy, alla 626 ed a tanti altri adempimenti e, con notevole dispendio di energie, tempo e soldi hanno adeguato gli studi, installato password al p.c. archivi chiusi a chiave server e firewall costosi, prese elettriche a norma CEE, estintori, impianto elettrico certificato, e così via.

In quegli uffici del tribunale invece, fra sentenze poggiate sui tavoli, pile di documenti e scatoloni, fornelletti elettrici per il caffè, e via vai di gente, solo la serietà degli operatori della giustizia consente a gran fatica di poter continuare a lavorare con un minimo di dignità ed efficienza.

Non sappiamo se il Presidente del Tribunale o un ispettore del ministero o della ASL siano mai andati a visitare quegli uffici, ma se ci andassero, credo che dovrebbero ordinarne l’immediata chiusura per la violazione di almeno un centinaio di leggi.
Se ci andasse poi un P.M., un avviso di garanzia al Presidente del Tribunale non lo leverebbe nessuno.
5/6/2006
  
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