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Recensioni
Almarina, di Valeria Parrella
di Giovanna D'Arbitrio
Finalista nel 2020 per Premio Strega, Premio Napoli, Premio Lattes Grinzane, Almarina (Ed Einaudi), di Valeria Parrella, è in libro toccante sul rapporto tra un’insegnante e una detenuta, nel carcere minorile di Nisida.

Sul risvolto anteriore di copertina leggiamo quanto segue: “Esiste un'isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull'acqua, ed è lì che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha cinquant'anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello chiudendo Napoli alle spalle: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce cambia e illumina un nuovo orizzonte. Il labirinto inestricabile della burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano l'altra loro possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da riempire, bianche «come il bucato steso alle terrazze». Questo romanzo limpido e intenso forse è una piccola storia d'amore, forse una grande lezione sulla possibilità di non fermarsi. Di espiare, dimenticare, ricominciare. “Vederli andare via è la cosa più difficile, perché: dove andranno. Sono ancora così piccoli, e torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui”.

E ancora sulla quarta di copertina ci si chiede : “Può una prigione rendere libero chi vi entra? Elisabetta insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. Ogni mattina la sbarra si alza, la borsa finisce in un armadietto chiuso a chiave insieme a tutti i pensieri e inizia un tempo sospeso, un'isola nell'isola dove le colpe possono finalmente sciogliersi e sparire. Almarina è un'allieva nuova, ce la mette tutta ma i conti non le tornano: in quell'aula, se alzi gli occhi vedi l'orizzonte ma dalla porta non ti lasciano uscire. La libertà di due solitudini raccontata da una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore”.

Il libro è stato proposto per il Premio Strega 2020 da Nicola Lagioia che così lo ha descritto: “Nella storia del rapporto, in un carcere minorile, tra una professoressa di matematica e la sua nuova allieva si nasconde una vicenda che ci riguarda tutti. Quanto siamo disposti a metterci in gioco davanti agli altri? Il dolore ci accomuna, la paura trae costantemente il peggio da noi, il senso del dovere può diventare una scusa per andare sempre in giro con la guardia alta. Fino a quando la vita non ci obbliga a scegliere. Almarina racconta tutto questo con un'intensità e una misura ammirevoli, e una forza linguistica rara, segnando una tappa importante nella letteratura italiana di questi anni.» Tutto ciò che scegliamo si rivelerà sbagliato se saremo tristi, e giusto se saremo felici”.

Indubbiamente il personaggio dell’insegnante napoletana Elisabetta Maiorano, inconsolabile vedova cinquantenne, fa da contralto ad un dolore diversamente elaborato, quello di Almarina, detenuta rumena diciassettenne, condannata per un furto, vittima di un drammatico passato fatto di stupri e violenze di ogni genere, un passato tuttavia che non ha cancellato un’innata innocenza di fondo, né la speranza nel futuro. Inaspettato è il nascere di un affetto reciproco tra lei ed Elisabetta, un sentimento che dà inizio ad un viaggio verso una crescita interiore.

Senza dubbio un libro intenso ed originale, ma talvolta troppo intimista che a tratti richiama alla mente lo stile della stream of consciousness (flusso di coscienza), riducendo in tal modo lo sguardo proprio sul carcere di Nisida e sul suo variegato mondo di minori.

18/10/2020
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