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Calcio
Trapanato il dentista orobico
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 17.10.2020)
Se giocare contro l’Atalanta è come andare dal dentista (Guardiola dixit), il Napoli sfodera il trapano e distrugge il dentista. Al San Paolo: Napoli 4, Atalanta 1.

Devastata nel primo tempo la squadra bergamasca. Doppietta di Lozano (23’ e 27’), gran gol di Politano (30’), Osimhen a segno sull’assist lungo di Ospina (43’), una stella filante del portiere che raggiunge direttamente il ragazzo nigeriano invitandolo al suo primo gol azzurro.

Ma, allora, come dicono Capello e Conte, questo Napoli del 4-2-3-1 con la barba da possente profeta di Bakayoko a centrocampo e Osimhen scatenato si siede al tavolo dello scudetto?

L’alibi dell’Atalanta è avere avuto sette giocatori in giro con le nazionali (Zapata e Muriel in Colombia), mentre il Napoli si è allenato al completo a Castelvolturno. Ma al Napoli mancavano Zielinski ed Elmas (Covid-19), Insigne (infortunato).

Atalanta sorpresa, stordita, affondata. Il Napoli della prima frazione e dei quattro gol le ha rubato il tempo. Le ha preso sempre palla, non l’ha fatta giocare, l’ha aggredita alta.

Si sono spesso formate delle coppie: Manolas-Zapata, Fabian Ruiz-Gomez, Hysaj-Ilicic con la protezione di Koulibaly, Bakayoko-Pasalic, Politano-Gosens. Da questi duelli, gli azzurri sono usciti vincenti. La partita uomo contro uomo, che sembrava dovesse favorire l’Atalanta, l’ha vinta il Napoli.

La squadra di Gattuso ha sfiancato l’avversario sui fianchi con le combinazioni Di Lorenzo/Politano sulla destra, il partitone di Hysai a sinistra con Lozano. Il piccolo Mertens regista-ombra. Fabian Ruiz con una tranquillità nuova potendo contare sulla presenza di Bakayoko (1,89).

Ma l’asso nella manica è Osimhen. Non molla un contrasto, vince di forza e di abilità i duelli, palla a terra o palla alta che sia, brucia l’avversario in velocità (incenerito Romero) partendo due metri dietro e arrivando due metri avanti.

Quando il Napoli, nella ripresa, si è placato, ha mollato il ritmo e si è abbassato, ha concesso gioco all’Atalanta con Gasperini che rivoluzionava la squadra con due linee difensive e due punte (46’ Djimsiti per Palomino e il colombiano Mojica per Zapata, 55’ Lammers per il Papu Gomez, 63’ Malinovskyi per Ilicic, 81’ Muriel per Gosens).

Col Napoli che arretrava, Gattuso ha mosso intelligentemente la panchina rafforzando la fase difensiva (60’ Ghoulam per Politano, 74’ Lobotka per Mertens e Malcuit per Bakayoko, 82’ Demme per Fabian Ruiz e Petagna per Osimhen che usciva con mille applausi, mille gli ospiti consentiti al San Paolo).

Troppo deludente, ferma, provata dai viaggi dei suoi nazionali l’Atalanta per esaltare la vittoria azzurra? Il Napoli del primo tempo è stato uno spettacolo dando l’impressione di potere andare in gol ad ogni affondo. Osimhen è l’essenziale novità della manovra offensiva: dà profondità, si batte su ogni pallone, cuce e rifinisce la manovra, punta al gol senza affanno e impegno egoistico.

Gasperini ha detto che l’Atalanta è stata sotto tono. Ma il tono glielo ha smontato il Napoli con una partita d’assalto ma equilibrata, sempre veloce (nel primo tempo), polverizzando la difesa bergamasca mai protetta dai centrocampisti, una lacuna che il Napoli, con palloni spesso lunghi, nello spazio, ha pesantemente smascherato. E il Napoli non è più la squadra dei titolarissimi, ha una “rosa” ampia e di buona qualità che Gattuso gestisce totalmente e con acume.

Il Napoli ha preso in pugno il match dalle prime battute togliendo all’Atalanta ogni sicurezza, placcandola, smorzandole sul nascere ogni iniziativa. A centrocampo, dove si temeva una superiorità numerica dei bergamaschi, il Napoli ha dominato con i rientri degli attaccanti e la collaborazione dell’intera squadra.

Raddoppi e recuperi in continuazione. E ha cominciato a sfondare sulla destra con le sovrapposizioni tra Di Lorenzo e Politano che hanno mandato il tilt la difesa orobica. Ne ha approfittato Lozano (voluto ma male impiegato da Ancelotti, rilanciato alla grande da Gattuso) per mettere a segno il primo punto.

Il Napoli ha insistito avendo la precisa sensazione di essere superiore. L’Atalanta non riusciva mai a ripartire nonostante i profondi rientri del Papu Gomez per orientarne la manovra. Ilicic, dopo la lunga assenza e il lungo momento personale di sofferenza, ha potuto dare poco esaltando la marcatura di Hysaj.

Non c’era Hateboer e Depaoli sulla destra è stato inconsistente. Sulla sinistra Gosens s’è visto poco, afflitto da Politano. L’Atalanta non s’è mai riversata nella metà campo azzurra come è sua abitudine nelle partite che domina. Vi ha giocato nel secondo tempo col Napoli che si ritraeva in sicurezza.

Si vuole raccontare una partita in cui l’Atalanta non è stata “vera” e il Napoli è stato ”troppo vero”. Il Napoli era in gran forma prima di finire sotto il tavolino della Juventus e ha confermato la sua nuova “grande bellezza”, non più il giro-palla stucchevole, le esitazioni, l’incapacità di saltare l’uomo, ma gioco veloce, di prima, in profondità grazie a due frecce (Lozano e Osimhen).

Il raddoppio di Lozano è stato ispirato da Mertens che ha giocato una partita di grande sostanza e intelligenza tattica arretrando e aprendo lo spazio davanti alla difesa atalantina per gli inserimenti dei compagni. Poi, Politano, sfondando sempre a destra contro Palomino (sostituito nella ripresa), si è aggiustato il tiro da fuori fiondandolo nella porta di Sportiello (Ospina non ha fatto alcuna parata di rilievo).

La goduria è stato il lancio di Ospina per Osimhen che approfittava del contrasto a vuoto di Romero quasi a metà campo per andare a segnare il quarto gol a suggello anticipato del match e a sua meritatissima gloria personale.

Nella ripresa, s’è detto, è stata un’altra partita col Napoli che concedeva all’Atalanta campo e gioco, però mai soffrendola nonostante i guizzi di Lammers che siglava in contropiede il punto atalantino a venti minuti dalla fine (Napoli scoperto come ai vecchi, deplorevoli tempi, ma adagiato sul cospicuo vantaggio).

L’Atalanta, perdendo il filo del gioco, è stata anche nervosa con 23 falli contro 9 del Napoli. Lo score è un inno alla squadra azzurra: 52% di possesso-palla efficace, 18 tiri a 11 (14-3 nello specchio), superiorità nella quantità e nella qualità dei passaggi.

VOLATONA

Sette partite nei prossimi venti giorni. Giovedì, Napoli-Alkmaar per l’Europa League. Domenica 25 a Benevento. Giovedì 29 nei Paesi Baschi col Real Sociedad. Domenica 1 novembre, il Sassuolo al San Paolo. Giovedì 5 in Croazia col Rijeka. Domenica 8 a Bologna.

EUROPA
Giovedì inizia l’Europa League. Al San Paolo, Napoli-Alkmaar (18,55) nel girone che comprende anche Real Sociedad e Rijeka. Il Napoli è accreditato del passaggio del turno. Le prime due formazioni dei 12 gironi saranno ammesse alla fase a eliminazione diretta.
La squadra olandese (nove giocatori positivi) è avversario non facile (4-3-3), eliminata nei turni di qualificazione della Champions dalla Dynamo Kiev e retrocessa in Europa League.
Formazione molto giovane e offensiva. Vengono su i laterali della difesa Svensson e Windal. Tridente di giocatori sotto i vent’anni. Nella stagione passata, l’Alkmaar ha conteso all’Ajax il titolo olandese piazzandosi secondo (per differenza-reti) quando il campionato è stato sospeso il 24 aprile per il Covid-19.
I giocatori dell’Alkmaar sono definiti “teste di formaggio” in omaggio all’industria casearia della città olandese che pare produca il miglior formaggio d’Olanda.

NAPOLI-ATALANTA 4-1 (4-0)

NAPOLI (4-2-3-1): Ospina; Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Hysaj; Fabian Ruiz (82’ Demme), Bakayoko (74’ Malcuit); Politano (60’ Ghoulam) , Mertens (74’ obotka), Lozano; Osimhen (82’ Petagna).

ATALANTA (3-4-1-2): Sportiello; Toloi, Romero, Palomino (46’ Dijmsiti); Depaoli, De Roon, Pasalic, Gosens (81’ Muriel); Ilicic (63’ Malinovskyi); Gomez (55’ Lammers), Zapata (46’ Mojica).

ARBITRO: Di Bello (Brindisi).

RETI: 23’ e 27’ Lozano, 30’ Politano, 43’ Osimhen, 69’ Lammers.
17/10/2020
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