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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 107
di Mimmo Carratelli
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Boca-Argentinos, Dieguito, i colori della tua vita, mentre l’azzurro resta lontano. Una partita particolare il 15 ottobre 1995. Con tutta la famiglia in tribuna, e mamma Tota che fuma le Marlboro. E tua sorella Ana in ansia perché nell’Argentinos gioca suo figlio Dany, tuo nipote. E’ l’attrattiva del match. Zio e nipote contro, il tempo che è passato. I tuoi 35 anni, pibe, e il ragazzino che comincia le danze sul campo.
Ma la danza è tua. E’ la danza del gol un anno e quattro mesi dopo l’urlo di Boston quando scaraventasti l’ultimo pallone in rete, alle spalle del portiere greco Minou. E’ la stella filante del tuo magico calcio di punizione che torna nell’aria elettrica della partita, è il pallone che vola come una rondine, è la rete che si scuote dolcemente, accarezzata dal prodigio. Si è infilata, la palla, nell’angolino alto, il bersaglio dei tuoi incantesimi. E’ l’1-0 col tuo marchio inconfondibile. Vai, Dieguito, felice. E’ 1-0 anche a Cordoba contro il Belgrano. Il Boca batte anche il Vélez e vola.
Festa di compleanno, il 30 ottobre, al “Buenos Aires News”. Da Napoli partono migliaia di auguri. Ci fanno felici le tue vittorie e le tue buone notizie.
Una notizia è veramente strepitosa, Diego. Ed è quando atterri sul Concorde a Londra per andare tra gli studenti di Oxford. L’aula magna della celebre università è affollata da seicento studenti più sessanta telecamere e 350 giornalisti.
Entri intimidito, ma elegantissimo, un impeccabile vestito grigio, la banda gialloblu del Boca dipinta sul lato destro dei capelli neri e corti, l’orecchino di diamanti che brilla continuamente sotto le luci televisive, un leggero filo di barba. Claudia è splendida al tuo fianco, Dalmita e Gianinna sorprese e divertite.
Ossie Ardiles, il piccolo e magro mediano di ferro di un’altra Argentina, si è stabilito da tempo in Inghilterra e ti fa da interprete. Magnifico. Un giovane argentino, Esteban Cichello Huebner, presidente dell’associazione studentesca ebraica, ha organizzato l’evento.
Leggi un discorso di 35 minuti che ti ha preparato l’avvocato Bolotnicoff, ma è il dibattito la parte più interessante. Lo sai, pibe, chi hanno invitato prima di te a Oxford? John Kennedy, Gorbaciov, il chirurgo del cuore Christian Barnard, l’attrice Marianne Faithfull, tanto per dire.
Gli studenti fanno domande. Ora sei tu, libero di dire, non più costretto a leggere. Libero e birichino quando dici: “Gioco per la magia del rapporto col pubblico. Mi sento un ragazzino di 35 anni ancora bravo in campo e a letto con mia moglie”. E poi: “Sono un idolo ed è fantastico, ognuno sceglie gli idoli che vuole”. Inevitabile la domanda sul gol di mano all’Inghilterra. Confessi la furbata dicendo: “Lo rifarei contro qualsiasi avversario”.
Professore a Oxford, Diego. Ma ci pensi? In toga e tocco rispondi alle domande. “Sono nato col pallone tra i piedi e con la maglia dell’Argentina”. “Il mio futuro? Da allenatore al Boca Juniors”. “Il problema della droga è cosa del passato, dobbiamo impegnarci per un mondo senza la droga”. Parli spensierato e sincero. E una frase ci arriva dritta al cuore, nel golfo azzurro: “Voglio dire ai napoletani che gli voglio bene e che un giorno tornerò da loro”. Aggiungi: “L’esperienza italiana è stata tra le più ricche della mia vita con momenti di gioia come per certi miei gol per l’Argentina”.
Ci squagli il cuore, Diego, da Oxford. Poi è inevitabile che vogliano vederti fare gli incantesimi. E’ una pallina da tennis che ti lanciano gli studenti inglesi. L’hanno portata apposta. Tu dici che hai le scarpe di vernice e che non sai che cosa potrà venirne fuori. Ma ci provi, in tocco, toga e scarpe di vernice. E vai, pibe. Uno, due, tre, dieci volte e anche più col piede sinistro nella scarpa di vernice. E gli studenti che urlano: “Diegu, Diegu” col loro accento inglese.
Giornata indimenticabile, il 5 novembre 1995. Quando finisci di palleggiare, non è proprio finita. Perché sbuca anche un pallone da calcio. Ti togli il tocco e, a testa nuda, palleggi di testa. Poi il pallone rimane a lungo in equilibrio sulla fronte mentre lo addomestichi con leggeri movimenti del corpo.
Ti consegnano il premio. “Maestro ispiratore di sogni oxfordiani”. E’ un riconoscimento fantastico. Ispiratore di sogni. Proprio così. Quanto ci hai fatto sognare, Diego.
Un sondaggio rivela che nel sud d’Italia, il 43 per cento dei ragazzi sogna di diventare Maradona. E’ il sogno che continua.
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