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Recensioni
“L’Inquilino” (dieci anni dopo)
Il noir tragicomico di Marco Vichi in una nuova edizione
di Emanuela Cicoira
Non è decisamente un giallo classico, il romanzo d’esordio dello scrittore fiorentino Marco Vichi, ristampato da Guanda a dieci anni dalla prima fortunata pubblicazione. E non è neppure un vero e proprio noir, né un thriller tradizionale, pur richiamandosi a questi affini generi, sia per la presenza di un duplice omicidio con indagini, sia per la scrittura serrata e il ritmo incalzante del racconto, caratteristiche che nella successiva produzione dell’autore si confermeranno tra i suoi principali pregi.

Diciamo pure che il primo successo dell’apprezzato inventore del commissario Bordelli è un po’ di tutto: tragicommedia dalle tinte gialle e nere, poliziesco surreale, storia di sopraffazione ai limiti dell’assurdo, panegirico della sventura, dramma della solitudine, velato saggio sull’ambiguità delle apparenze.

Un incipit “ex abrupto”, col suono del campanello di casa a interrompere il protagonista-narratore intento a farsi la barba, cattura il lettore fin dalle prime righe.

Nella vita opaca del solitario traduttore fiorentino Carlo Vicarelli, a corto di soldi, di lavoro e quasi anche di speranze, fa irruzione come un fulmine a ciel sereno un bell’imbusto spavaldo e maleducato che si fa chiamare Fred, individuo dalla moralità dubbia almeno quanto il suo nome: si tratta del primo aspirante inquilino ad aver risposto al recente e poco convinto annuncio di condivisione dell’appartamento a cui il protagonista si era visto costretto per fronteggiare le difficoltà economiche.

Ma non è solo per emergenza che Carlo finisce con l’accettarlo in casa. In realtà si sente solo, ed è stanco delle tristi serate trascorse sul divano a fumare; ha un disperato, seppure poco lucido, bisogno degli altri, di qualcuno con cui parlare… Inoltre, malgrado l’irruenza, la presunzione, la tendenza al parassitismo e l’invadenza sconcertante, l’ambiguo sconosciuto esercita su di lui un fascino perverso, spiegabile solo come paradossale effetto dell’invidia per la leggerezza con cui lo vede affrontare la vita, oltretutto incredibilmente favorito da una sorte beffarda.

La mefistofelica presenza di Fred determina una successione di disavventure nell’esistenza del povero traduttore, il quale non solo non percepisce una lira, ma si ritrova a concedere prestiti, fare la spesa, riordinare la casa, cucinare per l’insolente affittuario e fargli da spalla nei festini conviviali ad alto tasso etilico che questi spesso organizza senza nemmeno preoccuparsi di chiedere il suo consenso.

In pochi giorni Carlo finisce col perdere, oltre che la pace, anche un televisore (pignoratogli per conto dell’ “Inquilino”), una ex fidanzata con cui sperava di ritrovarsi (Fred gliela soffia sotto il naso, a conferma del suo inspiegabile successo con le donne), nonché gli ultimi soldi rimasti tra lui e la fame. Per di più nel palazzo di fronte, in due interni ben visibili dalla finestra del suo soggiorno, vengono derubate e uccise, a distanza di pochi giorni, due vecchiette che vivevano sole, e la polizia, nella persona dell’ostile commissario Squarci, concentra i sospetti proprio sul suo oramai movimentato appartamento…

Sullo sfondo di una Firenze inedita, popolaresca e sguaiata, tra prostitute, bulli di periferia, ragazzine indifese, barboni dal sangue blu e vicini di casa impiccioni, la vicenda si complica e precipita. La suspense si fa incalzante; il tono serio del giallo stempera i quasi comici risvolti delle vicissitudini del protagonista, vittima della sfortuna per tutta la prima parte del racconto.

Carlo non riesce a dirlo alla polizia, ma ha sentito Fred uscire di notte, proprio durante le ore degli omicidi. È ormai convinto di essersi messo in casa una specie di versione tamarra del Raskol’nikov dostoevskiano, quando l’ennesimo tiro mancino del caso (una scazzottata col fidanzato pugile di una sconosciuta incontrata in un bar) lo manda dritto all’ospedale, contuso e depresso.

Un impensabile colpo di scena lo attenderà a casa, al suo ritorno, a dimostrazione del fatto che spesso l’apparenza inganna – ma a volte anche no. E il ciclonico Fred uscirà dalla sua vita con lo stesso plateale fragore con cui vi era entrato…

Un libro piacevole e ben scritto, venato d’agile ironia e caratterizzato da una riuscita mescolanza di toni. Da (ri)leggere tutto d’un fiato.

TITOLO: L'Inquilino
AUTORE: Marco Vichi
CASA EDITRICE: Guanda
ANNO: 2009
PRIMA EDIZIONE: 1999
PAGG: 142
PREZZO: euro 12
9/4/2009
  
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