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La favola di Maradona
La sua storia a puntate - 23
di Mimmo Carratelli
Tutto si fa per te, Diego. Ma dove vogliamo arrivare? Il Napoli assume persino uno psicologo, il professore Di Maio (l’aveva già fatto Lauro). Noleggia un mini-jet per tutti gli spostamenti della squadra. Ma l’aereo balla troppo e perde quota per un vuoto d’aria mentre si va in ritiro a Madonna di Campiglio. Dopo l’atterraggio “miracoloso” a Verona viene tolto di mezzo. Tu arriverai più tardi e gli azzurri ti raccontano la brutta avventura.

Partitelle per cominciare. E, a Macerata, il gran gesto di Bruscolotti, capitano storico. Ti cede la “fascia”. Un omaggio dovuto, ma fatto col cuore. Non c’è solo rispetto per la tua classe, ma anche affetto perché sei un ragazzo generoso, trasmetti allegria, non metti mai distanza fra te e i compagni. Sei un campione di grandi sentimenti e solidarietà. E per il Napoli stringi i denti: hai una infiammazione al ginocchio destro che ti tormenta. Viene il tuo vecchio amico Ruben Oliva, da Milano, il “mago” della rapida guarigione spagnola dopo il calcio del killer Goichoechea. Hai bisogno di un po’ di riposo.

Va male la Coppa Italia, eliminati. Sei pronto per il campionato. Il ginocchio ti tradisce a Pisa e fallisci il gol della vittoria. Pazienza. Metti a segno su rigore il pareggio con la Roma al “San Paolo” (1-1 e record d’incasso: un miliardo e mezzo). Maledetti pareggi. Tre di fila, prima dell’esplosione contro il Verona: 5-0. E’ festa grande. Da trenta metri beffi Giuliani con una stella filante che è il gioiello della partita, una delle prime tue straordinarie prodezze. C’è mamma Djalma in tribuna.

Vogliamo divertirci. Ci divertiamo. Arriva la Juve. Pomeriggio indimenticabile, 85mila spettatori. A metà del secondo tempo, punizione poco fuori dal limite dell’area. Tocco di Pecci e pallonetto diabolico del tuo piede mancino: Tacconi fermo come una statua, soggiogato. Questa è vita. La domenica dopo, partitone a San Siro contro l’Inter. Giordano, a inizio ripresa, ti allunga un buon pallone e tu che cosa fai? Stop di petto e sinistro al volo nella porta di Zenga. Sembra di volare. Ma l’arbitro Longhi regala all’Inter il rigore del pareggio.

Voli a Los Angeles per giocare con l’Argentina (campionato fermo, gioca l’Italia). Al ritorno, contro l’Udinese, sfoderi una meraviglia immediata: punizione diabolica nella rete di Brini. Ma i friulani pareggeranno. Picchia duro Criscimanni che tu fai ballare troppo. Reagisci all’ennesimo fallo del giocatore udinese e vieni espulso.

Ma la squadra si fa onore: senza di te va a vincere a Bari, doppietta di Giordano. C’è un guerriero che trascina il Napoli: Salvatore Bagni. E in classifica inseguiamo la Juve! Dieguito dei nostri sogni, sei in una squadra che sta diventando un gruppo compatto.

Il più furioso Bagni che io ricordi trascina il Napoli alla vittoria contro il Milan al “San Paolo”: prima dà a Giordano il pallone dell’1-0, poi si beve tre avversari e batte Terraneo per il raddoppio. Tu gioisci come un bambino (il ginocchio destro ti fa sempre male).

Fai le vacanze di fine anno in Argentina. Torni un po’ ingrassato. Ci batte il Pisa al “San Paolo”. Perdiamo colpi. Perdiamo anche Giordano: frattura della clavicola in un incidente d’auto. Lo sostituisce il malinconico Penzo. Perdiamo anche il secondo posto. Ora tutto gira al rovescio. Il tuo orgoglio esplode a Verona.

Domenica 23 febbraio 1986. Da ricordare. Veronesi col dente avvelenato per lo 0-5 al “San Paolo”. Si scatenano, conducono 2-0. Gli striscioni del tifo becero veneto dicono: “Benvenuti in Italia”. Il pubblico urla: “Lavatevi, lavatevi”. Non lo sopporti. Sei il leone che esce dalla tana e tutta la squadra ti segue. Questa partita non vuoi proprio perderla. Accorci le distanze su rigore e, a 10 minuti dalla fine, acciuffi il pareggio con un colpo di testa, tu il più grande della banda bassotti.

Il 2-2 di Verona ci sembra un’impresa da Coppa dei campioni. Sono le felicità dei primi tempi che anticipano gli scudetti.

Continua

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26/7/2004
  
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