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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 21
di Mimmo Carratelli
(Foto tratta dal sito ufficiale www.maradona.com)
Estate 1984. Castel del Piano, sull’appennino toscano alle falde del Monte Amiata, romitaggio azzurro precampionato, l’albergo Impero della signora Mariangela Pagni, i tuoi primi guizzi, pibe, con la maglia del Napoli sotto gli occhi di Rino Marchesi. Tremila tifosi giungono dal golfo per vederti. Regali le prime emozioni. Fai quattro gol ai dilettanti del posto, l’ultimo è una prodezza, una rovesciata volante, pallone all’incrocio dei pali. Euforia e ambizioni.

Il Napoli si è rinforzato con Salvatore Bagni, Daniel Bertoni, De Vecchi, Penzo, centravanti un po’ malinconico. Ciro Ferrara è ancora un ragazzino. Ci sono altri ragazzi di speranze: Pietro Puzone, il pulcinella di Acerra, caschetto di capelli neri; Tonino Carannante di Pozzuoli, “palla di gomma”; il caprese di ferro Costanzo Celestini, l’elegantino Massimiliano Favo e Gigi Caffarelli che guizza sulla destra. Beata gioventù.

“E’ il Napoli più forte di tutti i tempi” annuncia Totonno Juliano. “Questo Napoli giocherà all’attacco, ha sei giocatori da zona-gol” dice Rino Marchesi. Per l’amichevole di Pescara siamo una folla. Balziamo in piedi alla tua magia: sei a terra, ma riesci a “sforbiciare” il pallone in rete. Allegria, il portiere del Pescara si chiama Pacchiarotti.

Ma il treno azzurro rallenta in campionato, qualche vittoria, molti striminziti pareggi. C’è da lottare, Diego. L’anno prima ci siamo salvati dalla retrocessione, e c’era Krol. Il debutto è un disastro: maciullati a Verona, il truce Briegel ti monta una guardia feroce. Ero al “Bentegodi” con tutta la squadra del “Guerino”. Ritorno malinconico.

Capisci l’antifona e non ti tiri indietro. Prendi per mano il Napoli che barcolla. Segni il primo gol, su rigore, alla Sampdoria. Con cinque penalty impeccabili, una tripletta alla Lazio e altri sei gol tieni a galla la squadra. Il Napoli affoga nella malinconia e spegne le tue magie. Ti vedo lottare come un umile gregario. Tre sconfitte consecutive ci inchiodano in basso, a dicembre.

Da giovedì ritiro a Vietri sul Mare. Mugugni e contestazioni. E’ l’occasione per uomini veri. Avvengono chiarimenti, c’è una scossa. Alla domenica, 4-3 al “San Paolo” contro l’Udinese di Vinicio. Due rigori a segno col tuo piede mancino e due gol di Bertoni. Ci tiriamo su in classifica. Fino alla fine del campionato perderemo una sola partita.

Heater Parisi, la stellina sgambettante della televisione, ti fa gli occhi dolci. Il Napoli ti regala una Maserati biturbo. C’è un problema: ti chiama la nazionale argentina proiettata verso i Mondiali del 1986. Vai e vieni da Buenos Aires, un tormento. La Federazione minaccia di squalificarti se pianti il Napoli prima della fine del torneo per correre da Bilardo. “Nemmeno Pertini potrà fermarmi” protesti con una delle tue prime spavalderie. Il Napoli accetta che tu faccia il pendolare transoceanico. Ti accontentiamo, pibe, ma facci sognare.

In netto anticipo sul gesto mondiale in Messico contro l’Inghilterra, inventi a Udine la “mano de Dios”, un furtarello da scugnizzo, all’ultima giornata, contro la squadra di Zico. L’arbitro è il leccese Pirandola: non se ne accorge, come capiterà al tunisino Ben Naceur a Città di Messico sotto la porta di Shilton, tu in alto nei cieli con la mano del vendicatore, gli inglesi un grappolo estatico ai tuoi piedi.

A Udine segni una mirabile rete su punizione e pareggi di mano. Zico ti avvicina e ti dice: “Se sei onesto, vai dall’arbitro e fatti annullare il gol”. Lo guardi e con la tua faccia impunita rispondi: “Mi presento, sono Diego Maradona, professione disonesto”.
18/7/2004
  
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