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La favola di Maradona
La sua storia a puntate - 15
di Mimmo Carratelli
Antonio Juliano
1984, un anno memorabile, cronaca e storie stampate nella memoria. Tutto nasce ad Avellino. Ce la siamo raccontata ancora una volta con Pierpaolo Marino, avellinese, uno dei dirigenti più garbati e corretti del calcio italiano.
Con la sua voce tranquilla, il tono pacato, Pierpaolo ricorda: “Tutto fu molto casuale. Per festeggiare la salvezza in serie A dell’Avellino, dov’ero direttore generale, organizzai un’amichevole col Barcellona tramite il mediatore argentino Ricardo Fujica. Era maggio. Costo dell’amichevole cento milioni. Pensai che sarebbe stato meglio giocare la partita al San Paolo che avrebbe consentito un incasso favoloso contrapponendo al Barcellona una formazione mista con giocatori dell’Avellino e del Napoli. Ne parlai con Juliano, direttore generale del Napoli. Ma l’idea non andò in porto”.
Occasione perduta? Macché. Si sta muovendo qualcosa e le stelle occhieggiano su Napoli. Dice Marino: “Fujica mi avvertì che Maradona era in lite col presidente del Barcellona Nunez e che erano praticamente alla rottura. Mi suggerì, se ne avevo le possibilità, di proporre l’ingaggio di Diego a qualche club italiano. Telefonai a Boniperti che mi rispose di no. Aveva già Boniek e Platini. Telefonai a Mantovani che mi disse di avere anche lui i suoi assi nella Samp, Vialli e Mancini. Allora ne parlai con Juliano”.
Totonno, Totonno. Gli si accende subito la lampadina. Ha appena litigato con Corsi che gli ha soffiato Socrates preso dalla Fiorentina. Le stelle sono sempre con noi. Fosse arrivato il dottore brasiliano di Belem, ti avremmo perduto, Dieguito dei nostri desideri.
“Mandai Fuijca a parlare con Juliano” dice Pierpaolo Marino.
Il Napoli non ha una lira da spendere, schiacciato da un deficit di 8 miliardi e 600 milioni. Juliano insiste con Ferlaino: “Ho saputo che Maradona è in rotta col Barcellona. Perché non tentiamo?”.
Pazza idea. L’Ingegnere la respinge, ma solo per pensarci su. Ci pensa eccome. E la “spara” a Sordillo presidente della Federcalcio. E’ la sera del 22 maggio a Zurigo. Italia e Germania giocano un’amichevole per l’ottantesimo anniversario dell’Uefa. Sordillo e Ferlaino sono in tribuna d’onore.
“E allora quale straniero ti compri?” dice Sordillo all’Ingegnere.
Il presidente federale sa che il Napoli ha fallito l’acquisto di Socrates, che Ferlaino ha scartato Junior che andrà al Torino e non gli è piaciuto Brieghel che è andato a vedere in Germania. Sa che Krol, 35 anni, se ne andrà da Napoli e anche Dirceu. E continua a provocare l’Ingegnere: “Allora, quale straniero ti compri”.
Ferlaino non è tipo che faccia battute per farle. Sta pensando qualcosa, vuole sondare il terreno federale ed esclama: “Mi compro lo straniero che costa di più”.
Sordillo azzarda: “Maradona?”.
E Ferlaino, finto ingenuo: “Maratona!”.
Sordillo “allunga” la battuta ai giornalisti. Putiferio. I giornali riportano seriamente l’indiscrezione. Ferlaino torna a Napoli. Finge ancora e dichiara: “Siete pazzi. Maradona non lo compreremo mai. Il Barcellona non lo venderà”.
Ma, a Barcellona, stanno succedendo cose incredibili. Il Consiglio del club si riunisce in segreto e vota la cessione di Maradona: 18 voti favorevoli contro uno solo contrario del vicepresidente Gaspart. Ma nessuno lo dice ai 108 mila soci del Barça.
Juliano non deve insistere più con Ferlaino, ormai eccitato dall’idea di portarti a Napoli, Diego, perché sei il più grande di tutti.
L’Ingegnere si muove da vecchia volpe. Juliano vola a Barcellona e si incontra con Gaspart. Putiferio della stampa spagnola. Gaspart dichiara: “Ho solo ascoltato l’offerta del Napoli”.
Juliano, accompagnato dal consigliere Tagliamonte, ha fatto un’offerta precisa: tre milioni di dollari subito, due milioni entro il 30 giugno del 1985, due milioni alla stessa data del 1986. Totale: 13 miliardi di lire.
Totonno non si arrende. Passa da Gaspart a Cyterszpiller. Lo scova a Barcellona nella sua casa al quartiere Gauduxer. Ottiene la disponibilità della Maradona Producciones. Si può fare. Ti stai avvicinando al Napoli, Dieguito.
E l’Ingegnere lavora da vecchia volpe. Vedremo come.

Continua

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21/6/2004
  
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