Calcio
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L’occasione per puntare alla Champions
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 17.01.2021)
È il Napoli dei cosiddetti risultatisti. Gioca male e vince. A Udine e in Coppa Italia contro l’Empoli. Conta il risultato.

Basta con la nostalgia del bel gioco di Sarri che non vinse niente nonostante rastrellasse 98 vittorie in 148 partite.

Basta con la maestosità di Ancelotti che, pensando a James Rodriguez, fallì la rivoluzione. Qualcuno rimpiange Mazzarri. Aiuto.

Il Napoli brutto di Gattuso strappa il pareggio al Torino al 92’ con Insigne, vince a Udine all’89’ con Bakayoko. In Coppa Italia vince con Petagna, il centravanti immobile che Immobile non è. I risultatisti gongolano.

Arriva la Fiorentina di Prandelli che ha cominciato a far punti (9 nelle ultime sei partite, un treno merci più che un direttissimo) e i risultatisti pretendono contro i viola un’altra vittoria “sporca”.

Se gli azzurri non riescono ad essere brutti e cattivi, che siano almeno brutti. Funziona.

Tre sconfitte nelle ultime sei partite (7 punti) tenendo la zona Champions a due punti, nonostante tutto. Questo è il Napoli anomalo in un campionato decisamente anomalo.

Cinque sconfitte sul groppone, eppure sesto in classifica. La zona Champions resta l’obiettivo, Roma e Atalanta (battute perentoriamente dal Napoli) potrebbero chiudere la porta del quarto posto.

Ma, attenzione, la Roma schiacciata dalla Lazio nel derby di venerdì si è piantata a quota 31: è a tiro, se il Napoli batte la Fiorentina l’aggancia. C’è la possibilità di salire al terzo posto con Roma, Juve e Atalanta. Coraggio.

Buttiamo la palla dentro (otto gol nelle ultime sei partite di campionato grazie al “pienone” di Cagliari) e poi arrampichiamoci sugli specchi e sulla Fiorentina.

Ma chi è che gioca bene in Italia? L’Atalanta, il Sassuolo che si fa eliminare in Coppa Italia dalla Spal, qualcosina lo Spezia, il Verona dicono tanti (4 punti meno del Napoli), il sorprendente Benevento, il normalissimo Milan che è avanti a tutti, la Lazio.

Madamina, il catalogo è questo.
Sì, ma il Napoli a che gioco gioca s’interrogano tutti. Il Napoli doveva battersi per lo scudetto: s’è sgonfiato e gli infortuni (Osimhen, Mertens soprattutto) non spiegano l’arcano.

La colpa è di Gattuso e del suo 4-2-3-1 con uno dei due mediani improponibile (Fabian Ruiz). È l’analisi immediata dei commentatori.

L’allenatore ha riconosciuto che per valorizzare la “rosa” di tutti attaccanti e mezze punte, mettendoli in campo, i rischi si corrono. Non ha centrocampisti di lotta e di governo.

Ma com’è che prima andava bene (24 punti in dieci partite, poi lo stop con l’Inter e il collasso con la Lazio)? Mistero poco gaudioso più le assenze. Si gioca ogni tre giorni, non ci si può allenare. Se ne lamentano tutti, il Napoli con gli altri.

Allora, arraffiamo risultati, vada come vada il gioco e col gioco il modulo tattico. Se non si può essere felici, facciamocene una ragione. Battiamo la Fiorentina e prendiamoci altri tre punti grigi, scuri e sporchi. Va bene lo stesso.

Il Napoli è andato ad Ercolano per festeggiare il primo gol di Bakayoko che ha offerto il pranzo. A Ercolano, rudere tra i ruderi? Battutaccia...

Scaviamo la Fiorentina. Come gioca la squadra di Prandelli (3-4-2-1)? Gioca come può. Grande trazione a sinistra con Castrovilli e Biraghi, centrocampo irrobustito da Pulgar e Amrabat.

Il genio invecchiato di Bonaventura (32 anni) mancando il genio superiore di Borja Valero (problemi muscolari) e il genio brigante di Ribery (distorsione ginocchio destro).

Difesa perforabile. Fuori casa un solo successo (clamoroso, 3-0 alla Juventus), due pareggi, cinque sconfitte. Segna col contagocce: nove gol in casa, nove fuori.

Il Napoli non può fallire l’avvicinamento alla zona-Champions. E mercoledì, a Reggio Emilia, la Supercoppa contro la Juventus. La Grande Bruttezza contro Ronaldo.

Può darsi che si impressionino …
16/1/2021
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