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Campania
Il Giro racconta Napoli e la Campania
di Adriano Cisternino
Maggio, tempo di ciclismo. Il Giro bagna Napoli e risveglia la passione per la bici e per i suoi fasti più e meno recenti.

Tanti ricordi e tanti nomi di campioni attraversano la memoria rievocando imprese in buona parte sepolte sotto la polvere del tempo. A rispolverarle ci ha pensato Gianpaolo Porreca, medico per passione, scrittore per vocazione, con il libro “Il Giro racconta” edizioni Le Varie, pagine 272, euro 15, presentato nei giorni scorsi alla Canottieri Napoli.

Cerimonia condotta agilmente dal presidente dell'Ussi Gianfranco Coppola davanti all'affollato salone del circolo giallorosso intitolato a Carlo de Gaudio, con interventi, fra gli altri, di Carmine Castellano, storico direttore di corsa del Giro, Generoso Picone, giornalista appassionato di ciclismo, Sergio Roncelli, presidente del Coni Campania, Pino Cutolo, presidente del ciclismo regionale. In prima fila Angelo Damiano, indimenticato oro olimpico a Tokio 1964.

“Il Giro racconta” è un libro che “riempie un vuoto…. e ci accompagna, con emozione e passione, nell'Italia che cambia”, scrive Marco Lo Basso nell'introduzione ed è la sintesi spirituale della pubblicazione perché il ciclismo in Campania ha una tradizione non da poco e questo libro ne raccoglie e ne trasmette la parte più suggestiva. Evitata, insomma, la dispersione di una bella fetta del patrimonio sportivo della città e dell'intera regione.

Dal 1909, prima edizione della corsa rosa, al 2021, 112 anni di storia del ciclismo in Campania, 115 arrivi di tappa con 34 diverse sedi, 42 a Napoli, ma anche Sorrento, Vesuvio, Ischia, Salerno, Cava, Agerola. Chieti-Napoli, di km.242, la prima volta, con arrivo a Campo di Marte, zona Capodichino. Vinse Rossignol in volata.

Alla sua terza edizione, 1911, il Giro non tocca a Napoli. Arriva a Pompei e riparte da Caserta. Eduardo Scarfoglio, direttore de “Il Mattino”, per ripicca organizza il Giro della Campania, prima edizione in due tappe, vinta da Emanuele Garda. Nasce così la “classica” di casa nostra poi esaltata negli anni da Gino Palumbo e Riccardo Cassero.

Tutto questo e molto altro ancora nel libro di Porreca. Giro 1913, a Salerno vince Azzini che nella Ascoli Piceno-Rovigo, 410 chilometri, è in fuga e si ferma in un'osteria per rifocillarsi, ma si addormenta e così perde il Giro.

E c'è poi Carmine Saponetti, da Vigna di Sessa Aurunca, unico campano ad aver vinto una tappa, anzi due, nel 1939. E c'è Giulio Messina, primo ed unico beneventano al Giro, che nel 1925 parte in fuga da Bari per la tappa che arriva nella sua città, ma arriva 29esimo per la rottura della bici.

E c'è Alfonsina Strada maritata Morini, unica donna ammessa al Giro del 1924, penultima al traguardo di Napoli e fuori tempo massimo ma ammessa a continuare “fuori gara”.

E le storie dei ciclisti irpini. E via raccontando fino ai giorni nostri, attraversando i Girardengo, Coppi, Van Steenbergen, Pambianco, Sercu, Moser, Cavendisc e tanti altri che hanno scritto la storia del ciclismo anche in Campania. E molte pagine su carta rosa, grazioso vezzo editoriale, con articoli tratti proprio da “Il Mattino”.

Porreca racconta con la sua prosa romantica di chi ama il ciclismo, sport di tutti perché chi non ha inforcato una bici almeno una volta, e perché per vedere i campioni da vicino per le strade non si paga un centesimo.

Maggio, tempo di ciclismo e il Giro bagna ancora Napoli e arricchisce la nostra biblioteca.

13/5/2022
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