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Cronaca
È morto Tullio Pironti
di Mimmo Carratelli
Tullio Pironti, il mio amico carissimo, se ne è andato in una notte triste.
Aveva 84 anni. Il pugile che era stato s'era rifugiato da tempo nell'angolo. Gli acciacchi, un intervento chirurgico, le mille sigarette lo avevano costretto alla resa.

Era stato splendidamente al centro del ring e della vita. Se ne è andato in una notte calda e umida. Soffriva anche il tempo. Soffriva tutto. S'era dimesso da se stesso cancellando le sue adorabili sbruffonerie, l'ironia tagliente, lo scatto dello sportivo che era stato.

Tullio Pironti. Una invenzione di Napoli, quando Napoli sognava senza cambiare il suo destino, e inventore di se stesso, Tullio, nato nel dopoguerra ai Tribunali, ragazzo di strada rapido di mano e di testa, che sarebbe piaciuto a Pasolini, bello guaglione che corteggiava, timido ed esagerato, le donne di più complete fattezze, che avrebbe incantato Fellini, pugile a fianco di Nino Benvenuti, poi libraio sulle orme del padre e del nonno, ma con le ambizioni di un tempo nuovo e diverso.

Furbo e intuitivo, più fiuto che intelligenza, come quando sul ring colpiva e si ritraeva, Tullio Pironti si inventa editore negli anni Settanta e nella frequentazione di menti filosofiche che gli fanno editare "Metaphoren", un periodico che nasce in una stanza "arrangiata" della sua libreria, Tullio che ci capisce zero, ma intanto valuta il suo fascino plebeo, ricco d'energia e di fosforo, che conquista quei filosofi.

Intuisce, Tullio, la forza della sua personalità emergente, il carisma del suo essere genuino e spudorato, vincendo una innata timidezza. La sua "carica" fisica fa effetto, accompagnata da un analfabetismo di strada, la sua università con laurea in attraente simpatia e in innocente arroganza che lo tiene alla pari dei suoi amici letterati e istruiti.

Libraio per far soldi, le straripanti campagne scolastiche, la libreria invasa pronto-cassa, Tullio aveva un "progetto" ben preciso, l'ambizione che gli nacque dentro, frutto di una precisa intuizione, fare l'editore per "elevarsi".

Quando si mette a fare l'editore, non lo fa da editore colto, per carità, ma da imprenditore audace e scaltro. Sa dove soffia il vento e sfrutta il vento. Pubblica libri controcorrente, che i grandi editori non hanno il coraggio di pubblicare. Insegue abilmente autori famosi, strappandone i testi alle grandi case editrici. È svelto nel puntare i suoi obiettivi. È intrepido, temerario, veloce.

L'amico di Tullio più familiare è stato Giò Marrazzo che aveva le sue stesse audacie e improntitudini da farne un "inviato" di punta della Rai.
Avevano in comune le umili origini e la forza di superarle mettendosi al mondo da protagonisti. L'amica geniale è stata Fernanda Pivano, conquistata dalle ruvide carinerie di Tullio.

La libreria di Tullio Pironti in Piazza Dante è stata lungamente un continuo richiamo di artisti, scrittori, professori universitari, intellettuali, giornalisti e politici di lotta e di governo. Tullio creò anche materialmente la sua casa editrice piazzandola in una ambiziosa locazione non distante dalla libreria.

Quando Tullio Pironti diventa un nome conosciuto in tutta Italia, incontra Andreotti e Fellini, sfiora Licio Gelli, vola al Cairo a prendersi da Nagib Mahfuz i diritti della trilogia dello scrittore egiziano, pubblica libri sui segreti del Vaticano, il diario di un cannibale giapponese, i romanzi di Don DeLillo e Raymond Carver.

Sull'acquisto dei relativi diritti d'autore si muove alla velocità della luce bruciando i più lenti apparati delle case editrici maggiori. S'innalza alla gloria di editore di punta. Un decennio e forse più di successi e popolarità.

Eravamo amici da cinquant'anni. Siamo invecchiati insieme e separatamente quand'ero via da Napoli o troppo impegnato nel mio lavoro. Ci fece conoscere Adriano Cisternino, un giornalista di quieto talento e cuore generoso, esperto di pugilato e sport olimpici, che conosceva Pironti da quand'era pugile. Era il 1972.

Adriano convinse Tullio a pubblicare in un volume i miei reportage sulle Olimpiadi di Monaco di Baviera che erano apparsi sul "Roma". Nacquero un libro debole e una forte amicizia.
Con Tullio ho fatto cazzate d'epoca e "scampagnate" memorabili, andando per casinò sulla sua Bmw colore argento. A poker, l'ho battuto con una coppia di 7 contro i suoi due 6, il bluff era la nostra unica arma nelle serate a casa di Nicola Pugliese che aveva sempre una scala reale da sbatterci in faccia.

Inaugurammo le prime donne-croupier al casinò invernale di Venezia, una era bionda e l'altra era bruna. Ci sedemmo al tavolo della bionda. Tullio vinceva un sacco di soldi e fece l'imperdonabile errore che nessun giocatore fa: cambiò tavolo e tornò senza una lira.

A Saint Vincent, Tullio che è un uomo generoso rifiutò di prestare una fiche a una vecchia signora che lo implorò comunque di puntare un certo numero. Tullio si rifiutò, indispettito. Il numero uscì.

A Venezia alloggiammo all'Hotel Des Bains e nascondevamo la mazzetta di soldi nelle intercapedini dei vecchi mobili dell'albergo per non perderli tutti in una volta alla roulette.
Di ritorno da Venezia in aereo con cambio a Fiumicino, Tullio che aveva paura dell'aereo mi implorò di proseguire da Roma a Napoli in treno. Aveva le sue fisime.

Sono sempre andato a Piazza Dante per raccontarci le nostre frottole, superstiti di una vita sbarellata, ma tutto sommato niente male.

Resiste, su un lato della piazza, il "Leon d'oro" di Antonio Esposito che sa il fatto suo e anche i fatti degli altri e non serve pranzi, li celebra.

A Tullio hanno "ritoccato" la libreria per girarvi alcune scene della serie televisiva "L'amica geniale". L'hanno riportata agli anni Settanta. I nostri anni, diceva Tullio. E fingeva un "gancio" al fegato.

Come sei vecchio, Tullio Pironti, gli dicevo canzonandolo. Pensa a te, diceva lui giustamente. Io lo sopravanzavo di trentanove lune, come preciserebbero i Sioux Lakota.
16/9/2021
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