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Recensioni
Biazzo racconta Maradona
di Adriano Cisternino
Stringato, essenziale, ritmo incalzante, come in un servizio televisivo, dove devi dire tutto in un minuto, o pressappoco. Salvatore Biazzo riesce a dire tutto in cento pagine, ivi comprese quattro testimonianze di peso: Diego Armando Maradona jr, Corrado Ferlaino, Francesco Totti e Franco Baresi.

Inviato Rai per anni, Biazzo ha seguito con attenzione i sette anni di Maradona a Napoli, vicende in campo e fuori del campo di gioco, anche queste, forse le meno conosciute. E le ha sintetizzate in “60 d.D. Dopo Diego”, Guida editori, euro 10.

Il racconto parte da una data, 25 novembre 2020, il giorno della morte di Diego, la notizia che sconvolse il mondo, da Napoli a Buenos Aires, da Torino a Londra, da Barcellona a Cuba, tifosi e avversari, amici e nemici. Non c'è stato angolo della terra che non abbia sentito il bisogno, quasi il dovere, di esprimere commozione per la improvvisa scomparsa, ad appena 60 anni, del campione argentino che aveva eletto Napoli come sua patria adottiva.

E da quel giorno parte la sintesi di una vita, dei suoi giorni più belli e gloriosi, ma anche di quelli tristi e penosi. Nelle parole di Diego Armando junior una frase che scolpisce come un sapiente colpo di scalpello la vita di Diego: “Mio padre ha vissuto 60 anni, ma è come ne avesse vissuti 120”.

Una vita di corsa, senza un attimo di tregua, perché gli altri così volevano, ma soprattutto lo voleva il suo immenso talento. E la sua grande generosità. Maradona non si è mai negato. Come un missionario.

La sua missione era di regalare gioia, attraverso le sue imprevedibili geometrie, il suo piede sinistro disegnava traiettorie inimmaginabili, inventava calcio mai visto, ed anche i suoi avversari erano costretti ad applaudire. Gran parte di tutto questo lo ha regalato soprattutto al Napoli ed ai napoletani.

E Biazzo coglie fior da fiore nei suoi ricordi professionali. Il suo libro è un'antologia, del bello ma anche del brutto. Pagine indimenticabili scorrono tra le righe, sembra rivederle tutte, immagini scolpite nella memoria di chi le ha potute vivere in diretta, dal primo al secondo scudetto, la Coppa Uefa, le disavventure in Coppa Campioni, la famosa partita di Mosca contro la Dinamo, e poi i mondiali, fino alla drammatica scena, in diretta mondiale, dell'infermiera che va a prenderlo per mano sul campo di Boston dopo Argentina-Grecia, perché così volevano quelli che comandavano un calcio corrotto contro il quale lui si è sempre battuto.

Una serie di flashes, di fermo-immagine, di istantanee, una testimonianza che sintetizza e rivive nei suoi momenti essenziali la vita di un campione irripetibile, e non solo per motivi tecnici, irripetibile nella storia di Napoli, di cui ormai fa parte integrante.

12/5/2021
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