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Calcio
Prepararsi per un futuro competitivo
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 01.08.2020)
Si chiude il campionato al San Paolo fra due deluse. La Lazio ha mancato l’assalto allo scudetto (era a un punto dalla Juventus, dopo la quarantena 16 punti in undici partite contro i 20 della Juve). Il Napoli profondamente deluso dall’inizio frenato di Ancelotti (21 punti in 15 partite) e messo fuori gara dalle cinque sconfitte nelle prime otto gare con Gattuso.

Napoli e Lazio hanno conquistato un trofeo a testa, per la Lazio la Supercoppa italiana, per il Napoli la Coppa Italia, entrambi prevalendo sulla Juventus campione d’Italia che hanno anche battuto in campionato in casa propria (perdendo a Torino). La Lazio ha riconquistato l’accesso alla Champions dopo tredici anni. Il Napoli s’è guadagnata la partecipazione all’Europa League.

Nella Lazio luccica la scarpa d’oro di Ciro Immobile, cannoniere europeo. Nel Napoli s’è appannato l’attacco tornando ai livelli dei primi anni di Mazzarri sotto i 60 gol, mentre dal 2013 i gol all’attivo sono stati sempre più di settanta, 80 nel 2016, 94 nel 2017.

Il declino è cominciato col fallimento dell’operazione affidata ad Ancelotti, al suo primo anno azzurro, di superare il gioco di Sarri (251 gol in tre campionati) mettendo da parte Insigne (incontro con Raiola per la cessione, Lorenzo spedito in tribuna a Genk), comprando Simone Verdi (25 milioni, 3 gol in 22 partite) e poi Lozano (38 milioni), il primo smammato dopo un anno al Torino, il secondo eterno rebus (due gol con Ancelotti giocando otto volte da titolare e sostituito, tre volte entrando dalla panchina). Sono saltati anche i meccanismi difensivi affinati da Sarri, ma si deve dire che la fase passiva non ha mai brillato neanche con Sarri.

Il punto è che la squadra costruita da Benitez nel 2013 non c’è più per le cessioni (Higuain, Reina, Albiol, Jorginho, Zapata) e perché chi ancora c’è ha più anni (Callejon, Mertens, Ghoulam). Era scontato che questa fosse una stagione di transizione. Ma è stato commesso un errore (De Laurentiis lo sapeva, gli ha fatto velo l’amicizia). Il magistero di Ancelotti avrebbe dovuto superare le difficoltà e fare la differenza. Non le ha superate e Ancelotti stesso (accettando due campagne-acquisti deficitarie) è finito sotto le macerie di uno spogliatoio rissoso.

Amen. Bisogna costruire una squadra nuova. I punti fermi sono pochi al contrario di quanto sostiene Gattuso quando dice che “tutti sono da confermare”. Bisogna costruire una difesa salda (senza Koulibaly?). Ci vuole un genio della lampada a centrocampo. Osimhen (e Boga?) è un buon inizio per rilanciare l’attacco. Ma si può continuare a giocare a centrocampo con due mezzali offensive, non proprio centrocampisti? Con Insigne il 4-3-3 sembra confermato o ci sarà un’idea nuova?

Non sarà facile rifondare il Napoli (perché di rifondazione si deve parlare). L’obiettivo irrinunciabile per la gloria e le casse sociali è allestire una squadra capace di entrare in zona-Champions che, ora, s’è affollata di formazioni che prima erano piuttosto in ombra. L’Inter, rispetto allo scorso campionato, è migliorata di 13 punti, l’Atalanta di 12, la Lazio di 19, ultima la Roma (+4). Tra le squadre di testa sono peggiorati la Juventus (-7) e clamorosamente il Napoli (-20).

Andiamo a vedere Napoli-Lazio senza affanni e senza traguardi. Però il club romano ha due buone motivazioni. Il secondo posto, mentre Inter e Atalanta battaglieranno a Bergamo, e Immobile al quale servono due gol per detronizzare Higuain sul campo del record di Gonzalo (36 reti nel campionato 2015-16 con la maglia azzurra).

E il Napoli? Sursum corda, direbbero gli antichi.

31/7/2020
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