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Cultura
Mostra su Paolo De Matteis a Castellabate
di Achille della Ragione
Il mio esimio amico Vittorio Sgarbi, oltre alla sua inesausta, dovremmo dire indefessa, attività di personaggio televisivo, politico part time e studioso a 360 gradi, ha trovato il tempo di organizzare a Castellabate una intrigante mostra su Paolo De Matteis, ricca di 20 dipinti, in gran parte inediti, ma tutti rigorosamente autografi.

Il celebre critico ha prestato alcune opere della sua collezione, in primis una coperta raffigurante La visione di Sant’Eustachio (fig. 1), che in passato copriva una cassa contenente archibugi e che fa da copertina al catalogo della mostra.

Del soggetto esiste una notevole replica autografa (fig. 2), che riprende una parte della composizione, transitata anni fa sul mercato antiquariale. Inoltre Sgarbi ha prestato un vero capolavoro di dolcezza: Una Madonna con Bambino (fig. 3), eseguita nel 1728 dal De Matteis, di cui si può ammirare un inedito autoritratto (fig. 4), davanti al quale non si può non esclamare: tanto bravo, tanto brutto.

Prima di esaminare le altre opere esposte possiamo affermare senza ombra di dubbio che il dipinto più importante è quello prestato dall’antiquario napoletano Michele Gargiulo, con bottega in via Poerio, raffigurante una scena erotica (fig. 5) e che fu tra le opere più ammirate alla grande mostra Metamorfosi del mito, tenutasi anni fa a Salerno, meticolosamente organizzata dal mitico professor Mario Alberto Pavone.

I dipinti esposti oscillano liberamente come due anime uguali e contrarie, fra sacro e profano, tra vivacità barocche e controlli classicisti, fra storielle impudiche e narrazioni ad edificante contenuto morale.

Tante belle Madonne, tante scene religiose: Adorazioni, Sante Caterine scampate al supplizio, Visioni e Martiri, Addolorate con i simboli della Passione (fig. 6 – 7 – 8 – 9 – 10) e altrettante allegorie: Venere e Diana dormienti, il Trionfo di Galatea, Olindo e Sofronia e la Fucina di Vulcano (fig. 11 – 12 – 13 – 14 – 15) messe in scena da De Matteis (originario del Cilento proprio come l’ispettore Ricciardi di Maurizio de Giovanni) con uno stile personalissimo, che gli permetterà di conquistarsi una posizione autonoma di rilievo tra i due grandi interpreti del momento: Luca Giordano e Francesco Solimena.

Una posizione che più volte lo porterà, tra l’altro, a Roma e a Parigi, dove riceverà commissioni importanti per nobili e porporati. Le sue numerose opere si ritrovano oggi, oltre che nella Certosa di San Martino a Napoli (dove a lungo soggiornò), anche negli Usa, nei musei di Houston (che ospita uno delle opere più celebri e significative di De Matteis, l’Allegoria delle Paci di Utrecht e Rastadt, 1714), Saint Louis, e a Milano, alla Pinacoteca di Brera: questo anche perché (ed è sempre il biografo ufficiale a raccontarlo, non si sa se con ammirazione oppure fastidio) de Matteis amava inviare opere ai collezionisti di tutt’Europa.

Concludiamo con qualche notizia biografica.
L’allievo più importante partorito dalla costola del Giordano è Paolo De Matteis, che seppe evolvere il Barocco del suo maestro in una lieta e diafana visione, arcadica e classicistica; a lui il De Dominici, riconoscendone la statura, dedicò una trattazione a parte nelle sue celebri “Vite”.

La critica negli ultimi decenni ne ha scandagliato più a fondo lo stile e la personalità e l’artista oramai è emerso come il più esemplare precorritore dei tempi moderni e come il più significativo battistrada della nuova pittura napoletana prima dello scadere del secolo.

Oggi il De Matteis occupa un posto di primo piano nel panorama delle arti figurative partenopee di fine secolo ed ha superato in bellezza il giudizio poco lusinghiero che ebbe nei suoi riguardi la Lorenzetti, la quale, nello stilare il catalogo della mostra su tre secoli di pittura napoletana nel 1938, lo definì stanco ripetitore dei modi del Giordano ed emulo impari del Solimena.

Gli studi più recenti collocano la sua figura in maniera originale ed indipendente a confronto dei due «campioni» della cultura figurativa napoletana tra Seicento e Settecento; anzi, riguardo ai suoi rapporti col Solimena, gli studiosi riconoscono unanimemente che il De Matteis con grande anticipo avviò un discorso di classicizzazione dell’esperienza barocca.

Il Solimena infatti accrebbe, con lo studio dei modi pittorici del De Matteis, l’interesse verso quei canoni proposti dal Maratta, cui aveva spiritualmente già aderito, attraverso la frequentazione di circoli letterari napoletani.

Per chi volesse approfondire l’autore ed ammirare centinaia di foto a colori dei suoi dipinti consigliamo di consultare la mia monografia sull’artista digitando il link:
http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo15c/index.htm
1/9/2019
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