Contatta napoli.com con skype

Il lavoro, i giovani, la dignità
di Giovanna D'Arbitrio
Quando eravamo giovani bastava aver conseguito una laurea a pieni voti per ottenere un lavoro perfino in Campania, poi negli anni ‘90 con le strategie economico-finanziarie della globalizzazione tutto cominciò a cambiare, con fusioni di aziende, delocalizzazioni e incremento della disoccupazione.

Una crisi epocale cominciò ad aleggiare anche nei ricchi paesi europei, facendo vacillare welfare state, benessere, pace, democrazia e libertà. Così mentre il terrorismo cominciava a destabilizzare l’Occidente, devastanti guerre in Africa e Asia gettavano (e ancora lo fanno!) milioni di profughi sulle nostre sponde. E, come se non bastasse, egoistici fenomeni di chiusura verso i paesi meno ricchi ancor oggi rischiano di sfasciare l’UE sotto l’avanzata di razzismi e populismi.

Per effetto della deleteria Brexit e delle scelte politiche di Trump, inoltre, ottenere un posto di lavoro e conservarlo in U.K. e in altri paesi più ricchi, certamente è diventato più difficile per laureati con la valigia e migranti in genere. Dispiace veramente costatare tutto ciò. Molto doloroso, in particolare per i genitori del Sud, veder partire i propri figli per paesi stranieri con l’amara costatazione che ora anche là si corre il rischio di una diminuzione di opportunità di lavoro, con incremento di precarietà e mobilità.

Un altro fenomeno inquietante è il modo disumano e distaccato in cui avvengono riduzioni di personale con licenziamenti in tronco per delocalizzazioni, fusioni, riduzione del personale e quant’altro. Una volta erano le aziende stesse che provvedevano ad espletare questo triste compito con gli addetti all’ufficio del personale. Oggi invece esse si rivolgono ad agenzie esterne o a “tagliatori di teste” per rendere l’evento più impersonale e freddo.

Addirittura in certe aziende può capitare che arrivi ai malcapitati una mail di licenziamento ex abrupto ed essi devono lasciare su due piedi il posto di lavoro, consegnando tablet, chiavi di auto e quant’altro era stato dato loro in dotazione dall’azienda!

Insomma i contatti umani vengono immolati oggi sull’altare dell’arido ed egoistico mondo economico-finanziario che pensa solo ai profitti, senza alcun rispetto umano verso “le persone” e senza dare tante spiegazioni. Altro che articolo 18!.

Dov’è andato a finire il senso di appartenenza nelle aziende che ogni tanto spostano il personale qua e là dove fa più comodo o licenziano in modo indiscriminato? Dove sono i rapporti di amicizia con i colleghi di lavoro? Dove sono i legami con il proprio paese, con le proprie radici, con parenti ed amici?

Quante giovani coppie si vedono soltanto durante i weekend ? Quante tra esse riescono ad arrivare al matrimonio? E se ci arrivano quante riescono ad andare avanti, senza divorziare coinvolgendo anche i figli?

Paradossalmente poi sono proprio i più bravi ad andarsene all’estero. Particolarmente drammatica appare la situazione dei giovani del Sud. Secondo le statistiche i giovani meridionali delle classi sociali medio -alte in genere studiano con serietà e si diplomano o si laureano con buoni voti, ma solo una parte di essi riesce a trovare un posto di lavoro al Sud grazie al sistema clientelare, mentre, gli altri sono costretti ad emigrare al Nord o all’estero.

Quelli più poveri, se sono onesti, si arrangiano con lavori molto umili, affrontando la concorrenza con gli extracomunitari che si accontentano di salari più bassi oppure, quasi per successione, di padre in figlio, entrano nella criminalità organizzata.

Eppure tanti laureati con la valigia partono con la speranza di ritornare, di acquisire maggiori competenze per poi spenderle qui al Sud, nelle loro regioni, ma il rientro non è facile per molti motivi. In effetti i nostri brillanti e creativi giovani meridionali si distinguono appena mettono i piedi fuori dall’Italia e fanno rapidamente carriera ma, quando cercano di rientrare, i risultati così duramente conquistati spesso non vengono adeguatamente riconosciuti.

Non serve il reddito di cittadinanza, ma ci vogliono posti di lavoro, e non ci serve una flat tax, poiché è vero che le tasse le dovrebbero pagare tutti, ma con un sistema di tassazione progressivo in base al reddito. E se apportiamo i soliti tagli a scuola, pensioni e quant’altro, dove sono le novità dell’attuale governo rispetto al passato?

Nel mese di giugno dalla mia pensione che supera i 1500 Euro hanno apportato un lieve taglio, più pesante è stato quello sulla pensione di mio marito, direttore di azienda, stakanovista del lavoro, amato e rispettato dai suoi dipendenti. Dicono che è solo un’Una tantum e… staremo a vedere! Noi abbiamo lavorato onestamente e abbiamo sempre pagato le tasse. Non protesteremo certo se tali detrazioni andranno a buon fine, ma francamente non ci sembrano giuste.

Concludendo, auguriamo che i politici italiani si occupino almeno del futuro dei giovani, invece di litigare tra loro a scopi puramente propagandistici per conservarsi le poltrone.

18/7/2019
RICERCA ARTICOLI