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Cultura
Presentato il JAZZIT-FEST di Pompei
di Adriano Cisternino
È stato definito la forma di festival del futuro. Il “Jazzit Fest” sbarca a Pompei nei giorni 28, 29 e 30 giugno prossimi per il suo appuntamento 2019 dopo aver fatto tappa nelle precedenti edizioni già in Piemonte, Veneto e Puglia.

L'iniziativa firmata dalla rivista specializzata “Jazzit” è nata nel 2012 a Collescipoli (Terni) dove è cresciuta in fretta fino al 2016, quando ha deciso di diventare itinerante.

Presentata alla Casina Pompeiana dal suo ideatore Luciano Vanni, il “Jazzit Fest” è una sorta di maxi-convention che richiama decine, centinaia di musicisti dall'Italia e dal mondo e coinvolge la popolazione locale per affermare il valore sociale, culturale e pedagogico della musica attraverso concerti gratuiti, conferenze, mostre fotografiche, banchi di dischi e libri di jazz, seminari e registrazioni.

Il tutto senza contributi istituzionali ma finanziato attraverso un processo di economia civile (ospitalità ricettiva e ristoranti) e una catena di donazioni e sponsorizzazioni i cui proventi saranno in parte destinati alla fondazione di una ludoteca cittadina.

Per il Jazzit di Pompei è annunciato l'arrivo di circa 300 fra operatori di vari settori della materia e musicisti che si assortiranno in gruppi pressoché improvvisati per concerti e registrazioni il cui programma di massima sarà definito a partire dal 25 giugno, cioè solo qualche giorno prima delle performances, a seconda degli incontri, delle ispirazioni, delle intese anche casuali fra i protagonisti per una nuova idea della cultura musicale ed anche delle realtà locali che una cittadina suggestiva come Pompei saprà offrire.

Al momento hanno dato la loro adesione musicisti di spessore assoluto quali Gegè Munari, Stefania Tallini, Giorgio Rosciglione, Marta De Grandi, Leonardo De Lorenzo, Enzo Nini e tanti altri, ma anche Sorah Rionda da Cuba, Christianne Neves dal Brasile ed altri ancora.

Ma non poteva filare tutto liscio: un contenzioso fra amministrazione comunale e vigili urbani e la conseguente impossibilità di collocare palchi in aree pubbliche, ha dirottato gli appuntamenti in luoghi privati (ristoranti, bar, alberghi, palestre), secondo uno slogan che ha indotto gli organizzatori a fare di necessità virtù: il privato si apre al pubblico.

20/6/2019
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