Contatta napoli.com con skype

Cultura
La Campania preistorica - parte II
di Franco Polichetti
In chiusura del precedente mio articolo mi ero preposto di entrare col successivo articolo nella fase storica della Campania. Ma, nell’accingermi a tale scritto, mi sono accorto che le notizie sulla Campania preistorica andavano alquanto integrate; da qui la opportunità di aggiungervi questo complemento.

Situata al centro del mediterraneo, protesa verso l’Africa, la Campania ha partecipato, con le regioni meridionali, a tutte le fasi del popolamento umano dell’Italia; infatti almeno per un milione di anni del Paleolitico ominidi diversi da noi l’hanno attraversata e vi si sono stabiliti.

È interessante vedere come ciò sia avvenuto, e quali attività sapevano già svolgere questi nostri lontanissimi progenitori.

È ormai concordemente accettato, dalla totalità degli studiosi, come ho già ampiamente esposto nel precedente articolo, che la culla dell’umanità sia stata l’Africa.

Se ciò è vero allora i primi gruppi umani possono essere passati in Italia e quindi nel resto dell’Europa attraverso gli istmi ovvero ponti continentali che esistettero nel canale di Sicilia e nello stretto di Gibilterra durante le glaciazioni dell’Era Quaternaria che causarono un abbassamento delle acque del mediterraneo fino a 200 metri al di sotto del livello attuale.

Un’ipotesi alternativa ci porta ad immaginare che la migrazione in Europa di questi ominidi possa essere avvenuta anche attraversando l’Asia e poi dal nord Europa all’Italia.

Parliamo quindi di ominidi del paleolitico medio superiore 800-700 mila a. C. che toccarono ampiamente l’Italia.

Scoperte recentissime, esattamente di una trentina di anni fa, hanno portato alla luce un sito di macellazione e bivacco di 730 mila anni fa nell’alto bacino del Volturno in una località nei pressi di Isernia chiamata Isernia La Pineta.

È stata luogo di frequentazione di uomini appartenenti al genere Homo erectus, già piuttosto evoluti, che praticavano la caccia sui bordi del fiume a bisonti, buoi primitivi elefanti e altra grossa selvaggina trattandone le carni e le pelli con ciottoli di pietre tagliate a schegge.

Le testimonianze individuate documentano un’elevata conoscenza e padronanza del territorio sia per la raccolta dei materiali litici utilizzati per la scheggiatura che per la pratica dell'attività venatoria.

La macellazione e quindi lo sfruttamento delle carcasse animali sono provate dalle tracce presenti sui reperti ossei (fratture provocate per trarne il midollo, strie dovute all'attività di taglio con strumenti litici) e dall'abbondanza di schegge in selce che presentano sui bordi e sulle superfici tracce dell'attività di taglio delle carni (indagini queste oggi possibili grazie alla potenza degli attuali microscopi).

Tutto il sito ha messo in evidenze la pratica, da parte del gruppo umano che ha abitato il bacino dell’alto Volturno, di precise modalità comportamentali finalizzate ad un attento sfruttamento del territorio e delle sue risorse per la propria sopravvivenza.

Quattro o cinquecentomila anni più tardi uomini di un diverso stadio culturale lasciarono orme della loro frequentazione per battute di caccia nel bacino di Venosa ai confini con la Campania.

Le prime tracce di frequentazione umana proprie della nostra regione sono state individuate sulle colline del Sannio a Castelpagano e Guardia Sanframonti, e nelle caverne costiere del basso Cilento (Palinuro, Marina di Camerota, Sapri) e Capri.

Lungo la costa di Capo Palinuro si trova una successione di grotte in cui è possibile osservare gli habitat di uomini primitivi appartenenti al Paleolitico superiore.

Grazie alle ricerche che il paleontologo Alberto Carlo Blanc (n.1906- m.1960) dell’Università di Roma, compì nel 1938, conosciamo la lunga stagione preistorica di questi siti dove si trovano i resti di industrie riconducibili al periodo musteriano e cioè tra 120 000 e 80 000 anni fa.

Le grotte di Palinuro in particolare quella nota come “Grotta delle Ossa” conservano resti fossili di animali preistorici levigati dalle onde del mare e inglobati fra la sedimentazione di rocce calcaree.

Dunque da quanto fin qui descritto abbiamo certezza che per centinaia di migliaia di anni del Paleolitico la Campania è stata frequentata ed abitata dall’Homo erectus.

Alcuni denti umani trovati a Marina di Camerota, farebbero accostare il periodo Musteriano campano all'uomo di Neanderthal, che si estinse all'inizio del Paleolitico superiore (40.000-35.000 anni fa), lasciando il posto all'uomo anatomicamente moderno.

Con il termine "Musteriano" si intende la cultura che nel Paleolitico medio (120.000-40.000 anni fa) si diffuse in tutta Europa. Protagonista ne è il tipo fisico di Neanderthal cioè quella specie umana estinta più vicina all’uomo attuale.

Quest’uomo resta un animale abbastanza diffuso nonostante la sua vita e la sua presenza dipendano molto dalla variabilità dei ritmi naturali conseguenti all’alternanza di periodi glaciali ed interglaciali.

Queste vicende climatiche ed ambientali non solo modificano il paesaggio ma anche il comportamento dell’uomo.

Le tracce più antiche della presenza umana in questa parte della Campania sono visibili presso Marina di Camerota, nella baia di Cala Bianca dove sono stati rinvenuti strumenti di pietra la cui età è stata stimata in circa cinquecentomila anni fa.

Per tutti, ma in particolare per chi avesse interesse all’approfondimento della Paleontologia e della Paletnologia, aggiungo che la maggior parte di questi siti è visitabile da mare con un giro in barca che offre uno spettacolo di una eccezionale suggestività ed emozione.

Perveniamo in questa situazione, di difficile vivibilità per la razza umana, nell’ultimo tratto del Paleolitico cioè nel Paleolitico Superiore intorno ai 120 e 80.0000 anni fa quando il livello del mar Tirreno, si stabilizza su quello attuale, come quello di tutti gli altri mari del globo dopo una grande regressione, ma intorno a 75.000 anni fa avviene l’ultima glaciazione e l’abbassamento del mare raggiunge circa i 100 metri.

Una larga fascia di terra emerge e contorna tutta la penisola italiana che si copre di boschi. Verso i 12 000 anni il clima glaciale incomincia a regredire, si sciolgono i ghiacciai di più bassa quota, il livello del mare risale e verso 10 000 anni fa raggiunge il livello attuale; la temperatura aumenta, il clima si fa temperato e la fauna migra verso il nord.

Ha così termine il Pleistocene ed inizia l’interglaciale cioè l’Olocene che è l’età nella quale noi viviamo.

Le testimonianze di questo periodo del Paleolitico le possiamo osservare nella Grotta Romanelli dove sono stati rinvenuti numerosi reperti silicei ma soprattutto graffiti e pitture parietali del periodo Musteriano. Con il termine "Musteriano" si intende la cultura che nel Paleolitico medio (120.000-40.000 anni fa) si diffonde in tutta Europa.

Un dato importante, segno di un notevole progresso, sta nella constatazione che in Campania non è soltanto la lavorazione, più o meno tecnicamente perfetta delle armi di difesa e di offesa, che rivela l’evoluzione intellettuale dell’uomo, ma è nella volontà di rappresentare gli esseri umani ed animali che lo circondano.

Prima l’uomo si esercita sui ciottoli lisci con rudimentali graffiti geometrici, ai quali gli studiosi vogliono attribuire un significato magico e religioso, con abbozzi rudimentali a semplice contorno, antropomorfi o di figure di cervi e di bovini, poi acquisita una maggiore sicurezza di sé si esprime sulla parete rocciosa delle grotte in cui vive e v’intaglia con la punta aguzza della cuspide, in maniera più o meno profonda, figure umane e animali.

Così la caverna diventa non soltanto luogo di ricovero o di sepoltura ma anche testimonianza preziosa di segni di vita.

La grotta Romanelli è una delle grotte naturali costiere salentine, vicino a Castro. Fu scoperta agli inizi del 1900 da Paolo Emilio Stasi.

La grotta è lunga solo 35 metri, e dai ritrovamenti si ha evidenza che fu un rifugio e luogo di bivacco per l'uomo nel Paleolitico.

Altro importante luogo di ricovero e di bivacco è la Grotta Paglicci situata in località Paglicci (Rignano Garganico).

Giacimento risalente al Paleolitico inferiore e medio superiore ricca di graffiti, rudimentali, pitture parietali e impronte di mani, in essa sono stati scoperti più di 45.000 reperti, in parte conservati presso gli archivi della Soprintendenza archeologica di Taranto e in parte nella Mostra-museo di Rignano Garganico.

Questa grotta, molto simile alla grotta Romanelli per le pitture e i graffiti, è uno dei siti di interesse archeologico di maggior rilievo in Italia.

Nella stessa sono state rinvenute anche tre sepolture e numerosi resti umani singoli, risalenti al periodo Gravettiano ed Epigravettiano.

Gli studiosi sono ormai concordi nel ritenere i resti della Grotta Paglicci appartenenti all'uomo di Cro-Magnon.

Per leggere la prima parte di questo articolo, clicca qui: http://www.napoli.com/44320
8/5/2019
RICERCA ARTICOLI